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Zone Temporaneamente Autonome


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Autonomia tra ingenuità, attenzioni, e libertà di essere ciò che si è

Cosa fa un “buon” genitore? Fornisce diversi gradi di autonomia, ai figli, commisurandoli con le capacità raggiunte dai pargoli, rapportandole all’eta’ e al contesto esterno. E monitorando, a distanze variabili, come questi i muovono in termini di autonomia.

Sapendo sempre che dovrà sentirsi un babbione spaventato, un paleontosauro, una/o che non “da” la giusta misura di fiducia.

Va bene così. Certo che è un lavoro che prevede una certa scientificità, che va oltre le doti di autonomia del figlio/a (che pure saranno valutate con cura)

  1. età e sesso
  2. dove il pargolo/a si muove? territori conosciuti o meno?
  3. in gruppo o meno (con coetanei, compagni più piccoli? più grandi?)
  4. in presenza di adulti affidabili o meno, cui delegare una occhiata consapevole
  5. è possibile un monitoraggio a distanza?
  6. c’è la reperibilità telefonica? (in entrata e in uscita)
  7. monitoraggio dei tempi di rientro all’ovile
  8. valutazione del grado di autonomia, della capacità del pargolo/a di saper stare nei contesti, capacità di attenzione ed intuito.

Detto ciò se il pargolo è in realtà una pargola nella fase adolescenza in transizione, i dubbi si affiancano alle procedure di controllo.

E tutto si pervade di una considerazione smarrita, come cavolo si fa spiegare che:

  • “gli altri ” (anche quelli amichevoli) vanno soppesati, esaminando i fattori di rischio,
  • questi stramaledetti dati sulla violenza verso le donne, dicono che questa è in aumento
  • che l’intuito va affinato di continuo, e che ci sono rischi e rischi
  • che tanto il coraggio che la paura vanno esercitati così come l’intelligenza
  • che è fondamentale mettersi alla prova, ma la roulette russa può non essere una bella idea
  • che il corpo è fondamentale per provare piacere, sentirsi vivi, imparare, sperimentare, ma il corpo è anche “tuo” e in quanto tale va trattato. E a parte te nessun’altro saprà esattamente fino a che punto averne cura (tu sei il tuo corpo, non “hai” un corpo)

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Frivolezze in piscina ..

La piscina avvolta nel brodo primordiale di questi giorni: è l’unico luogo dove portare a raddrizzare i pensieri accaldati. Un meraviglioso osservatorio delle possibili evoluzioni dell’homo sapiens e compagna, e figli …

1.

Ci sono due fanciulline sui tredicenni, una con un corpo da urlo, è circondata da un orda di coetanei, implumi, brutterelli, brufolosi, che le si gettano addosso.

Visivamente non è un bello spettacolo, l’effetto branco famelico e infoiato è brutto. Ma lei è evidentemente onorata di essere oggetto di cotanta eccitazione da parte dei coetanei. Eh si! A soli 13 anni ci sono alcune raggazzine che sanno bene come giocare al gioco dell’eccitare i maschi (istintospeciespecifico di riproduzione?). Questi si godono completamente il ruolo di decerebrati con ormoni in surplus. I neuroni della fanciulla non stanno meglio, direi.

Va da se che nelle riflessioni che ci tocca fare, non possiamo fingere di credere ad una eterna all’età dell’innocenza e si deve cominciare a pensare alla assenza di dialoghi sulle relazioni maschi-femmine, nei luoghi preposti all’educazione. I maschi son maschi e le femmine femmine, se lasciati allo stato brado resteranno allo stato brado.

Son adolescenti …

2.Tappetone elastico due maschietti saltellano, (7/8 anni max.) fingendosi dei wrestler, “menandosi di brutto”, scazzottandosi, colpendo basso. Insomma si tratta di quel menarsi al maschile che rivendica chi sia il più forte. Non si fanno troppo male, ma qualche buon colpo se lo segnano.

Il retro pensiero condiviso con il compagno di vita è “per fortuna che E. è femmina, avessimo avuto un maschio sai che genitori rompiscatole … “. So per certo che sarei stata una madre castrante e insopportabile; anche se ammetto che lo sarei stata se la piccola fosse con una figlia infiocchettata e in stile barbie.

Comunque i due continuano con il wrestilng, ma arrivano le mamme e li riprendono con toni leggeri. Anche le sorelline vogliono raggiungere i fratellini sul tappetone, le raccomandazioni materne vanno dal “fate piano, saltate poco, state attente, non fatevi male”.

Son femmine …

3.

Dopo poco E., salita anche lei sul tappeto elastico, si si fa un pò male stortandosi un ditino del piede; noi estraiamo e la coccoliamo un pò, seduti lì accanto. In due minuti le mamme, i fratellini (che han finito il gioco), le sorelline ci sono accanto, premurosi a chiederci come va, i due wrestler, inteneriti cercano di fare sorridere E., e uno le accarezza il viso.

E siamo fuori dallo stereotipo … 

allora c’è speranza!


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Occhio non vede … disattenzioni

Generalizziamo pure.

Una scuola.(Scuola media)

Forse come tante.

I maschi quasi di abitudine toccano il sedere alle femmine, che spesso ridacchiano. Le femmine vanno a scuola truccate e a volte vestite come sedicenni al sabato sera.

Nessuno dice nulla, nessuno vede nulla.

Un incontro tra corpi, agli albori di quel che saranno gli amori, le delusioni, le disillusioni, lacrime e cuori spazzati. Di quel che saranno amicizie, scoperte, sentimenti, tradimenti, imbarazzi, pudori e intimità.

Ma gli adulti, ancora una volta si distinuguono per ciò che non vedono, anzi per ciò che nemmeno guardano.

Già chissà cosa guardano?

Intanto quei corpi provano a comunicare con un linguaggio grezzo, fatto per gli adulti, il sesso e la sovraesposizione dei corpi. (l’effetto “velina” e “uomini e donne” docet, non solo per ciò che riguarda i modelli della tv).

Ma tanto gli adulti non sono responsabili e custodi dei corpi, al massimo vietano di andare in cortile, capitasse mai che uno si rompa un braccio correndo. La scuola perciò si tutela con il divieto.

Di nuovo i corpi restano prigionieri dell’aula, del banco, dei corridoi. Dove passare il tempo, repressi ma invisibili.

Straordinariamente ed eccezionalmente è qualche prof di religione, o l’educatore (dove e se c’è  .. e che fortuna hanno le scuole dove arrivano occhi nuovi e parole diverse) che introduce l’argomento, ora la prostituzione, la tratta, ora lo smitizzare con un sorriso o una battuta l’ormone ballerino del 13enne.

E tutti sanno – da quel momento in poi – che quel corpo lì, che è il loro: é.

Corpo che Esiste, parla, E’ visto/guardato, e può essere nominato, aiutando il dialogo tra maschi e femmine. Se lo dice il prof, o l’adulto, se l’adulto “ha” le parole, se dice cos’è qual corpo, lo rende possibile, lo permette ,lo presentifica. Ma anche lo rende in parole.

Allora il dialogo tra maschi e femmine può avviarsi su binari più complessi, non solo la “palpatina” o il trucco pesante, ma anche incontro di parole, che poi torneranno ai corpi.

Un incontro meno fragile o strappato, un incontro possibile davvero.

Basta anche anche l’adulto offra uno sguardo e una parola ….