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Guerriere – un racconto breve

Facevo il corso di formazione di psicomotricità.

In quegli anni, 3 assolutamente magici, ho imparato il corpo e i corpi.

Ho combattuto guerre simboliche, testato la mia aggressività che dialoga con l’altrui.

Ho trovato la mia voce bambina, in mezzo ad altre voci, e mi sono fatta consolare da una amica preziosa.

Ho provato tutte, o quasi, le emozioni nel loro attraversare il corpo e prendere azione, toni, sguardo, consistenza e determinazione … in quel corpo.

Beh .. ho incontrato tantissimi altri corpi, che ruotavano attorno nello stesso spazio e nello stesso tempo, alla ricerca e alla scoperta delle mie stesse scoperte.

Ho fatto e abbiamo fatto, siamo sconfinati uni negli altri, senza perderci e ritrovando in fondo proprio noi stessi.

Un pomeriggio invernale, al solito in palestra, dovevamo suddividerci in 2 gruppi e ognuno a turno, con in mano un bastone (quelli di plastica da psicomotricità) doveva guidare il proprio gruppo contro l’altro. E simbolicamente dimostrarsi più forte e “vincente”.

Non mi ricordo esattemente come sia successo, ma mi sono travata lì, con quel bastone e quella responsabilità (tutta simbolica) di guidare il gruppo, ed essere credibile, fare il mio corpo credibile e forte e convinto, scoprire il mio coraggio che prendeva forza negli altri e la restituiva in un fluire armonioso e privo di parole.

Ciò che non pensavo succedesse era successo. Avevo combattuto l’avversario più ostico, la sfiducia in me stessa, mi ero fusa eppure resa indipendente in quel gruppo. Chiamatela catarsi, chiamatela come volete: una figata, un ricordo che non smette di trasmettermi energia!!!

Da allora sono state varie, e magari anche piccole, le mie prove di coraggio, spesso sono state estemporanee ma sempre

legate alla presenza forte del corpo che sono io:

yoga, free climbing, vacanza in bici in corsica, la nascita e il parto delle due mie figlie ....

Guerriere? forse