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L’hashtag #, la formazione e la rete

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Da tempo, avevo bisogno di focalizzare il web, osservato con gli occhi di chi si occupa di educazione e di corporeità, come nel mio caso; e dire come sia è uno straodinario (fuori dall’ordinario) luogo di apprendimento e formazione.

Premetto che devo prima metter a tema la relatività del mio sguardo, che nasce osservando il mio stesso attarversare ed imparare, trasformando per ora queste riflessioni in una forma ibrida qual è la narrazione di una storia di apprendimento. Insomma sono appunti di viaggio cercando di non perdere la rotta pedagogica.

Il mio viaggio inizia due anni e mezzo fa, come blogger e, più sporadica attraversatrice dei alcuni socialnetwork, e recentemente sto letteramente scoprendo, con grande stupore twitter. Questo forse non mi rende una “esperta”, ma mi lascia ampio spazio come viaggiatrice appassionata e narratrice. E una parte dell’educazione passa dalla narrazione di ciò che si impara, facendolo.

il resto è qui.

il post originario è sul pontiederive ma mi sembrava “buona prassi” che stesse anche nel sul alveo originario

 


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De Kerckhove: trovando i nessi

L’intensita dell’esperienza web che sperimento come utente/produttrice di significati, spesso plurali/moltplicati/iperconnesi e amplificati dalle connessioni con il web, con le relazioni con amici, conoscenti, blogger, altri utenti facebook o twitter o linkedin mi rimanda sempre alla mia esperienza di persona unitaria. Corpo e mente.

La pratica oramai pluriennale come psicomotricista mi ha sempre indotto a cercare il nesso che percepivo e non riuscivo, e ancora non riesco del tutto, a nominare tra corporeità e web.

Il saggio di De Kerckhove mi ha messo sulla giusta strada.

Al contrario di quanto avviene nella comunicazione orale, in forma scritta il linguaggio trova nuove collocazioni e si redistribuisce nei vari corpi. Gli alfabeti fonetici hanno il potere di separare il linguaggio dal corpo dei parlanti, non perdendo in efficacia nel riprodurre, trasportare e accumulare il significato. Nelle società pienamente alfabetizzate, i corpi (e, va da sé, le menti) riacquistano potere e controllo sul linguaggio. È un passaggio fondamentale per comprendere non solo il destino delle parole, ma della politica, della religione e delle vite individuali di ciascuno.”

“Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma l’ampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta l’elaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. L’interattività è una condizione, non un’opzione. I miei studenti sono nativi digitali. Io li chiamo “screttori”[wreaders]. Uno “screttore” è qualcuno che non è capace di leggere nulla senza al contempo scrivere. Interagire con il materiale è d’obbligo. Il popolo multimediale non è fatto per i manuali. È l’ultima cosa che vuole, leggere un manuale. Deve calarsi nella materia e lavorarci da dentro. È abituato a operare in gruppo, in squadra, è multi-tasking, vuole toccare con mano, e realizza fuori dal suo cervello, su uno schermo, tutto quello che un “immigrato” come me era stato abituato a fare dentro. Quello che sto dicendo è che il nostro rapporto con lo schermo è molto complesso, è un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega.”

tratto da la mente aumentata di Derrick De Kerckhove ebook

Oggi come non mai saranno graditi link, spunti, idee, e sensazioni personali.

qui metto alcuni appunti/link in tema

UNO Intervista  a Caronia sul  volume Il corpo virtuale


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Ma chi cavolo sono questi uomini?

Stamane davanti allo specchio guardavo la mia faccia, conosciuta e rassicurante.

E pensavo.

E mi chiedevo chi siano i berlusconi, quelli piccoli piccoli, che alla mattina e davanti al loro specchio, si guardano la loro faccia, conosciuta e rassicurante … e assicurano al berlusconi major fiducia e sostegno.
Uomini di mezza eta’, come me, in fondo.

Ma dove hanno imparato che il modello berlusconi e’ quello in cui possono riconoscersi??

Da cinema e tv? Da padri e fratelli? Dal modello trucido e truzzo di un latin lover non ancora andato in soffitta? Da un 68 non capito allora e non metabolizzato oggi? Ma chi cavolo sono? Cosa pensano?
A quale parte irrisolta di se danno il consenso?

Mi vengono agli occhi le immagini dei film degli anni 60, laddove il modello culturale USA (mi) sembrava più ricco di tematiche, la frontiera, il lavoro, l’etica (lasciamo perdere i nativi americani riabilitati solo anni dopo), l’amore pudico e puritano ….Film che abbiamo visto alla televisione, mentre il cinema italiano di massa ci proponeva ben altro.

I piccoli berluscones a cosa son cresciuti? A pane e Alvaro Vitali, alla dottoressa del distretto militare, alle bonazze con la 4 di reggiseno, precursori dell’italiota classico espresso a natale, nei cinepanettoni.

Eccoli,  i piccoli ometti che apprezzano il berluscone major.

Evidentemente la “frontiera” non gli è rimasta dentro.