Come non quotare queste riflessioni sulla scuola?
Ma aggiungiamoci anche un pezzetto. Che si legge nell’aspettativa che dall’alto qualcosa di muova, e per una illuminazione di ordine superiore, i programmi scolastici cambino.
Eppure …
Eppure le scuole sono “abitate” professionalmente, in numero maggiore, da donne (dalle dirigenti alle bidelle).
Eppure …
Sono in maggioranza le donne che educano e insegnano a bambine e bambini sin dall’infanzia.
Eppure … A fronte di una classe politica vecchia e misogina … La potenza numerica delle donne nella scuola non vale nulla.
Si dira’ non si possono sovvertire le regole, i programmi, gli stili istituzionali…
Mille scuse legittime si potranno accampare. Con una buona dose di ragioni!
Eppure anche senza programmi si potra’ raccontare del valore dell’esser donne, del saper insegnare e trasmettere, di donne che han fatto “buone cose” anche in assenza di sufficienti informazioni, scritte sui libri.
Pensando che potenzialmente tra quelle bimbe e quei bimbi, ci sono i futuri autori/autrici, dei libri di testo, i ricercatori e le ricercatrici, le donne e gli uomini della politica, della cultura e tutti quelli che cambieranno “in potenza” ciò’ che accadrà.
E’ un bel potere da esercitare con responsabilità ed intelligenza, ma e’ da li’, da quella scuola che tutti siamo passati e passeranno i nostri figli.
E mentre attendiamo che qualcosa lassù succeda, nulla ci vieta di agire, quaggiù, nel piccolo e nel qui ed ora.
Preparando un futuro persone (uomini e donne) capaci di stendere programmi ministeriali e di esame, di concorso, di studio più’ rispettosi della complessità culturale e del ruolo sociale delle donne …