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Fine scuola: Time Is on My Side e riti di passaggio

Il nostro tempo ora è il vostro ….

E’ quello che ieri hanno lasciato i “nostri” ragazzi: un testimone, per i loro compagni di seconda e prima media (ora scuola secondaria di primo grado), offerto con ironia e leggerezza.

E poi tutti a piangere, insieme, maschi e femmine, abbracciati e arrossati, una commozione che si è propagata anche ai più piccoli, che invece si vedranno solo tra un pugno di mesi.

E poi un spettacolo bello e ben fatto, tra balli e musica, accompagnati dal un prof munito di un enorme sax baritono. Loro, i ragazzi ora con le voci ora con i flauti dolci a ripercorrere le strade dei musical, alcuni appartenenti alla mia adolescenza o giovinezza Jesus Christ Superstar, Grease, Fame …. Continua a leggere


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Crisi matematiche e stereotipi di genere

Si sa che le femmine poco ci azzeccano con la matematica, e la figlia grande che ci florilegia mediamente di 8, 9, e 10 – in ogni dove (materie)- ….. in matematica si/mi dice di essere una tonta/una capra.

Colpa delle malefiche espressioni.

Anche la madre si pregiava di sentirsi una capratonta in matematica, d’altronde pure lei è femmina. Io appunto sono femmina, pare, non fosse altro per via della matematica.

Pensandoci bene poi, mi sono accorta che dispiaceva essere:

non solo una madre degenerata dell’essere femmina,

ma anche  ignorante in matematica, quindi doppiamente colpevole …

Così mi sono rimessa a studiarle, ‘stè cavolo di espressioni, e i neuroni hanno scricchiolato penosamente. E la distrazione complice nella fatica, quella, è la stessa da trent’anni, capratonta e distratta, in surplus.

Tanto convinta di esser capratonta da mollare … la matematica al suo destino.

Alla fine ho capito che dispiace non sia possibile sbarellare questo destino femmineo, che ci vuole brave nella parlantina e capretonte in matematica.

Mi spiace che la figlia grande sappia già che questo stereotipo le appartiene, e suo  “deve” non essere capace ….

Mi dispiace di aver intuito e di intuire che la matematica ha un suo fascino, una sua armonia, non dissimile a quella di tante altre materie, e che anzi è una opportunità … ma che la maneggio e la maneggerò sempre con la grazia di un coccodrillo, fuor d’acqua …

Però in seguito a questo … ho ordinato un simpatico libretto che spero mi aiuti a fare luce sui miei abissi matematici e mi insegni a divertirmi con la figlia grande facendo le odiate espressioni ….però …


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In divisa

E’ quanto chiede la nuova professoressa di ginnastica della figlia grande.

Una maglietta bianca e pantaloni neri.

Le scarpe non hanno importanza.

I pantaloni possono essere corti o lunghi.

Perplessità …

Poi una discussione mattutina e alquanto piccata e acida con il compagno, svoltasi dopo una lunga notte insonne a causa del raffreddore della piccina (sara’ questa la causa dell’acidume?).

Alla fine me ne esco con questi elementi:

1. L’insegnante, forse, vorrà trasmettere, con l’abbigliamento, il senso di squadra, di appartenenza ad un gruppo, di insegnare a stare insieme con un obiettivo comune.

2. Ha un senso (si) che la scuola trasmetta il significato di un abbigliamento specifico/speciale, in alcuni contesti.

3. Sarebbe sensato che anche nelle aule l’abbigliamento risentisse meno delle mode e che l’uscita da scuola non sembrasse la sfilata di Dior baby.

(alle elementari “buone” di V****a questo sfilare di mamme e bebè era assai evidente, e l’uscita dei bimbi imbarazzante a vedersi).

Non parlo di divise, che mi irritano a pelle (lo so, mica devo essere sempre coerente!!) ma un abbigliamento sobrio che non evidenzi già la competizione tra i “beni” fin da piccoli, ma esponga di più il valore delle scuola come luogo di un imparare insieme.

4. A me resta sempre un poco il dubbio della divisa … Avete visto il film “l’onda”??

5. Da un paio di suggestioni discusse via facebook emerge l’idea che la divisa, sempre che divisa debba essere, dovrebbe essere di facile reperibilità, magari in materiali non sintetici, e varrebbe anch il consiglio su scarpe da ginnastica adatte (qualcuno conosce l’effetto scarpa da tennis famosa in tela e suola in caucciù)???

Quindi se motivo educativo deve essere che vada esplicitato ed esplorato nelle sue dimensioni, perché a mode ed omologazioni generazionali non si sostituiscano sospetti e improvvisati desideri di “ordine e disciplina”, privi di senso o pieni di politica.

Come dicevo altrove in questo momento di imbarbarimento… Non e’ facile capire cosa si muove, e abbiamo ( io ho come genitore) bisogno di dare valore alle scelte della scuola …

Ma senza appiccicarle addosso, senza accettarle a prescindere, ma portandone-condividendone il senso pedagogico ….