Due diverse visioni, di questi giorni: Spider di Cronenberg e The good wife.
Ne estraggo due frammenti.
Il protagonista scizofrenico del primo, e’ vestito con numerose camicie sovrapposte. Abita in una sorta di comunita’ protetta, per pazienti usciti dall’ospedale psichiatrico; che viene gestita da una ruvida ed asciutta signora. Quando questa, accortasi dell’abbigliamento inconsueto dell’uomo, lo interpella, riceve la risposta da un altro ospite. Che spiega che Gli abiti fanno l’uomo, e meno c’è l’uomo, più cresce il bisogno dell’abito.
The good wife e’ la moglie di un procuratore, trascinato in uno scandalo sessuale e mandato in prigione con l’accusa di corruzione (o simile) relativa al suo lavoro. La moglie si trova costretta a tornare alla sua precedente carriera di avvocato, e a gestire una vita improvvisamente interrotta dallo scandalo e dai tradimenti ripetuti del marito.
Mentre interroga una donna accusata, ingiustamente, dell’omicidio del suo ex marito, la sollecita a truccarsi e vestirsi ed avere cura di se. Perche’ e’ importante.
C’e’ un gioco di rispecchiamenti tra le due donne ugualmente ferite dalla vita.
L’imputata chiede alla avvocato se questo poi la fara’ stare/sentire meglio, ma la risposta e’ sempre rivida ed asciutta, curarsi non la fara’ stare meglio, ma si vedra’ meno…. (fatica, sofferenza, dolore).
Una altra forma di corazzamento e protezione dal vuoto o dal freddo interiori, e che protegge anche dal mondo esterno.
Vacanze natalizie, casa, discussione politicamente animata sui perchè lsd, dagli anni 70, non sia stata più studiata nonostante i promettenti risultati in campo medico.
Una ricerca bloccata, non più finanziata, per il timore che una droga così potente …. (??)
Insomma questione non risolta, forse la questione “droghe” evocano una serie di resistenze, risolte in modo semplificatorio tra quelli che si drogano/drogherebber
o e quelli che no. E anche la scienza si è trovata ingabbiata in questa scissione? Fattore piuttosto imbarazzante visto che gli studi scientifici hanno sperimentato anche in modo eticamente, altrettanto, imbrazzante.
Alla fine forse, quella sera sarebbe stato meglio non vedere la tv che ci aveva suggerito cotanta verve nella discussione. Difficile quando tanti temi si intrecciano, attorno ad un argomento, e lo ingarbugliano tanto. Tutti sanno che ci sono questioni che implicano tante sfaccettature che ne escono con le idee chiare solo gli integralisti, per tutti gli altri non resta che una serie di dubbi, eventualmente risolvibili soltanto quando uno finisce in mezzo alla questione, quando si viene tirati in mezzo alle decisioni personali che toccano l’etica.
(aborto, eutanasia, ricerca genetica, sperimentazione sulle staminali, eutanasia, testamento biologico e simili) …
b.
Facebook, becco una bella discussione sul parto.
In cui qualcuno sostiene che il parto in assenza di dolore (epidurale) è osteggiato in Italia per via di un malcelato senso cattolico che sottomette le donne al dolore come accettazione. O espiazione, resta sotteso.
Insomma ci fan partorire con dolore perché così vuole la chiesa … Mah! E che il dolore del partorire può essere sedato come avviene in caso di una estrazione di un dente… (guiro!!)
“uno spunto di riflessione: anche togliere il dente con dolore è naturale, ma penso che a nessuno faccia schifo l’anestesia del dentista …”
Ho espresso le mie perplessità con quel piglio da maestrina acida, che talvolta mi supporta con forza ….
Chissà perché, da non cattolica certe riflessioni sui complotti vaticani mi lascian perplessa. Almeno la riflessione sul dolore della Chiesa mi è pure relativamente nota, ma non mi pare ci azzecchi con il parto.
Un figlio non è un organo malato, un dente cariato, il dolore del parto è fatto di mille e uno fattori.
O meglio il parto è fatto di mille uno sentimenti, dolore compreso. Ognuno decida pure come lo vuole vivere.
Ma non toglietemi la sua complessità.
In ogni caso io di quel dolore me ne sono fatta qualcosa, in termini di forza e resistenza, e di debolezza bisogno della presenza di una brava ostetrica e del padre delle bimbe.
Una esperienza di incontro, non solo con il dolore, ma con la nascita – ogni volta nuova – delle mie due figlie. E con tutto ciò che esso comporta.
Ma lo ammetto, io che azzero ogni accenno di cefalea, con la chimica più becera … non capisco la paura del dolore nel parto. Sono proprio ottusa in questo senso, così come capisco anche meno chi vuole partorire in anestesia totale, quel buco nero della coscienza …. a maggior ragione prima di vedere tua/o figlia/o.
Detto questo resta da ragionare sul senso del dolore, sulla medicalizzazione del parto (è più cara e quindi più conveniente per gli ospedali mi spiegava un ostetrica), su una esautorazione della donna e della coppia nel processo di nascita del proprio figlio, una lettura di un evento naturale come se fosse “malattia”.
Può anche darsi che per qualcuno la resistenza/sopportanzione del dolore sia un tema che attiene alla sua sfera religiosa, ma mi sembra più un dato personale che una trasversalità.
Mentre il movimento nato da Leboyer in poi sembra piuttosto evocare una riflessione più collettiva sui riti e le prassi del nascere.
c.
Il futuro dei figli.
La butto lì grevemente, ma la crescita e il futuro di un figlio quanto dipende dalla scelta della scuola. Io ho il timore di essere una madre un pò chioccia, ma ho la sensazione che non basti una scuola più “figa”, le attività sportive, a dare ad un figlio gli strumenti per il futuro.
Che so mandare un figlio a studiare lontano (dopo la scuola media, non parlo di università momento nel quale l’uscita dal nido consogliabile, imho) per avere una scuola migliore, negli anni della crescita/formazione emotiva, sociale, culturale, affettiva, sessuale ….
Io ho molte resistenze e dubbi, e mi pare che questa enfasi su scuole di alto livello, come garanzia di chissà cosa, sia sproporzionata.
Gioco con una riflessione al ribasso non è che i figli del famoso Avv.to Agnelli siano stati così felici, o solidi. Avranno studiato nelle scuole migliori, e hanno una barcata di soldi.
Sono per questo persone migliori, più felici … ?
Per quanto io conduca una battaglia, minimalista, sul bisogno di scuola e di cultura, però penso che il futuro delle mie figli passi anche da una carta capacità di resilienza, che ad oggi non viene incentivata dalla scuola