PONTITIBETANI

Zone Temporaneamente Autonome


10 commenti

Cara Signora Mariastella Gelmini

vorrei scriverle davvero lo sconforto davanti alla sue recente intervista in tema di maternità e lavoro.

Devo necessariamente premettere che la mia posizione politica non mi consente di apprezzare il suo operato in quanto Ministro, ma siccome lei è uno dei pochi Ministri donna del Governo di questo paese, mi ritrovo nella situazione paradossale di dover pensare che è importante che lei faccia il suo lavoro in quanto donna.

Credo sinceramente che una molteplicità e moltiplicazione dei saperi, competenze, professionalità femminili nei contesti di lavoro non possa che produrre risultati migliori.

Forse non è questo il luogo per argomentare estesamente e documentare una mia riflessione che si appoggia ad un fiorire di studi, teorie  e ricerche piuttosto importanti in materia, ma questi ci sono ed indicano che da più parti il problema è sentito e promosso.

Ma torniamo alla questione della sua intervista. In quanto donna, madre e persona sono convinta che sia importante che la maternità sia tutelata almeno tanto quanto la possibilità di manterere il lavoro, ma i dati recenti ci raccontano che in Italia, le donne quando diventano madri rischiano il posto di lavoro, se non quando addirittura terminano la loro carriera professionale dopo il parto. Sappiamo che mancano molti strumenti per facilitare e conciliare l’attuazione di questo snodo: maternità e lavoro; mancano i sostegni economici e quelli logistici.

Sono convinta della necessità che lei stessa avrebbe dovuto poter continuare a godere della sua maternità, anche in modo flessibile, perchè il mondo del lavoro “politico” dovrebbe rappresentare il mondo reale. Un mondo che è fatto da donne che lavorano e che fanno figli, e che devono attraversare al meglio i due ruoli senza essere necessariamente obbligate a fingersi dei cloni maschili. Maschi che  non devono mai attraversare la gravidanze, il parto, il puerperio, il riassetto ormonale, le notti insonni e tutta la parte pur bella,emozionante, esaltante e necessaria, ma faticosa; esperienza che molte donne conoscono nel diventare madri.

Quando sento qualche madre che descrive solo la parte esaltante della maternità mi sento dubbiosa, esattamente come mi ritraggo da una madre che descrive una maternità solo brutta … sappiamo bene che le eccezioni confermano la regola. Ma nella maggior parte dei casi come genitori finiamo per condividere una cosa dell’avere figli:  questa non è mai una esperienza unidirezionale, è complessa, emotivamente sconvolgente, ed investe di una trasformazione assai potente noi come persone. Parlando di persone intendo qui anche citare anche i padri, che con la compagne sono attraversati da questi cambiamenti epocali ma che non rischiano mai la perdita dell’identità professionale.

Data la sovraesposizione mediatica che è connessa al suo ruolo di Ministro, le sue  riflessioni rimbalzeranno di qui e di là, come palline di gomma impazzite, di nuovo a generare confusione. Confusione in chi tenta di migliorare la propria posizione lavorativa, in chi vorrebbe star con i figli e non più, in chi ha perso il lavoro perchè diventata madre, in chi vorrebbe conciliare un lavoro di prestigio con la possibilità di esser madre ma in Italia (paese piuttosto arretrato in tema di conciliazione), in chi sta decidendo se può fare il salto e diventare madre, in chi (datore di lavoro) capirà che in fondo la tutela della maternità è una fregatura e non un “bene” su cui investire e pertanto si sentirà libero di andare avanti licenziando quelle che restano “incinte”.

Il suo ruolo e anche una sua analisi delle criticità connesse ad un ruolo di grande responsabilità nazionale, come quello di Ministro, se spese con maggiore chiarezza e onestà (rispetto anche alla fatica necessaria di restare al proprio posto, alla necessità di doversi dividere tra la prima figlia e un lavoro importante) forse avrebbero avuto un valore diverso, nel risvegliare una politica troppo appiattita su se stessa, rilanciando un tema che in fondo è anche molto caro a destra, sinistra e centro.

Le sue parole invece mi sono suonate come una sorta di involontario sbeffeggio rivolto alle altre donne, non partecipe e non capace di progettazione e analisi critica.

Insieme a noi, ha perso anche lei, questa opportunità.

Come donna, come madre, come professionista.


4 commenti

la mariastella e la maternità

«È un processo di trasformazione fisica e di autoanalisi, di riscoperta di se stesse e di scoperta di una vita che resterà per sempre, visceralmente, legata a noi» dice la dottoressa Piloni. Non abbiate fretta di lasciare il lavoro. Ma nemmeno di ritornarvi. «Libertà non è aderire al modello maschile». Gravida, ergo sum. Gaia Piccardi

Comincio dalla fine di questo articolo del Corriere

E … UNO

A me, la maria star fa anche tenerezza, e lo dico sul serio, in quella volontà di potenza che deriva dal non sapere quasi nulla di una vita che verrà. Del pensare che la carriera viene prima anche di se stesse, del tempo per sapere chi si è e chi si diventerà. La maria star sembra una donna grande, adulta, consapevole e con quel suo particolare cipiglio, quella serverità che ben si attaglia ad un ministro dell’istruzione.

E DUE …

Nessuna mistica della maternità, ma è una questione che ti cambia la vita, non è meglio o peggio. Ma cambia. Ed hai un figlio in pancia per 9 mesi, nella tua pancia. Ci sono paure e rischi. C’è la responsabilità verso un altro, che se (IO) dovessi fare tenere le mie figlie solo da altri – perchè devo subito tornare a lavorare – non farei figli.

Se non stessi con loro, se non mi preoccupassi di farle crescere ed andare, se non potessi coccolarmele o incazzarmi perchè fanno danni, se non potessi aver bisogno di un pò di ossigeno per me … insomma se non mi vivessi la maternità per ciò che è …

Mica sono uno status symbol, i figli dico, come lo è una borsa di prada. Qualcosa da “avere”.

Si fanno perchè c’è qualcosa da lasciare, da passare, di sè e della propria vita, qualcosa che ci trascende. Mica perchè lo dico io, ma perchè il DNA ha leggi più forti e ineludibili anche del Ministro della Pubblica Istruzione o quel che è ….

E TRE

Sarà che quel pochissimo di zen che ho dentro dice che il bersaglio è dentro di noi e non fuori; e la carriera perde il suo senso se non ci permette di realizzarci come interezza, così come avviene parallelamente per la maternità, quando e se rinuncio a me stessa per essere madre …. Se il mio bersaglio diventa fare carriera, essere la ministra irreprensibile che non perde un colpo, e mostrare a tutto e tutti che sono la più brava a varare leggi mentre partorisco. Spingo e voto, voto e spingo.

E QUATTRO

Ma come funziona ‘sta cosa? Mi sembra che manchi un salto concettuale, uno che presidia e legifera sulla formazione, istruzione, educazione di una intera nazione è il primo che rinuncia a fare proprio quello che si propone di far fare agli altri.

Invece di fare tanto la superdonna, che a-noi-mamme-se permette-un pò-più-scafate, puzza già sin dall’inizio, perchè la mariastar non si mette a pensare al suo problema di come sono gli asili per il suo e i nostri bimbi, e le scuole e via dicendo, perchè non pensa che proprio perchè immersa nel flusso della (propria) maternità potrà capire qualcosa di nuovo e diverso sull’educare e insegnare.

Perchè non pensa che se si, acc, avrà bisogno purtroppo della baby sitter sarà meglio che sappia lavorare o che abbia un buon inquadramento formativo, o che vorrebbe tanto un asilo nido “Aziendale” nelle bouvette, per potre fare il suo lavoro sapendo che può anche correre dal suo cucciolo per la pappa…

Non grazie maria star dal tuo fare la super donna non impariamo nulla, dalla tua fatica molto di più soprattutto se poi diventa leggi buona per le madri e le famiglie, che contemplino la convivenza per tutti tra lavoro e affetti e bebè. Proprio grazie al doppio ruolo di donna gravida e parlamentare hai  la possibilità di imparare e pensare cose più adeguate. Sarebbe un peccato non sfruttare proprio questa chance che ci permette la maternità.

Imparare,

insegnare,

imparare ad imparare,

imparare ad insegnare,

insegnare ad imparare.

Ecco l’ho detto. Male che le vada ci sono sempre le mamme blogger che scafate lo sono ... (it mom promette aiuto e noi pure!!!)