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Una vecchia che fa ridere

Avevo letto questa storia su di un libro quando il femminismo non era più di moda e nemmeno stava tornando di moda, come succede in questo giorni.

Ma non è questo il punto.  In ogni caso nasceva  come trascrizione di un dibattito in un gruppo di discussione, tutto al femminile, sui modelli femminili, con qualche passaggio dalla analisi junghiana.

Si narrava la storia di Baubo, vecchia un pò laida che aveva mostrato l’oscenità del suo sesso, scostando la veste … davanti a Dementra.

Dea in lutto e che lasciava la terra afflitta e sterile a causa dell’assenza della figlia Persefone, sposa rapita allo sguardo della madre, dal dio degli Inferi: Ade.

La dea negava alla terra e agli uomini vita e nutrimento a causa del dolore e del lutto. Privata lei stessa di gioia e sorriso, li negava agli altri.

Baubo con il gesto profano, irriverente ed osceno le aveva strappato un sorriso, e la dea aveva ricominciato a vivere.

Ancora oggi, perso il libro nei mille traslochi, ricordo – non il dibattito – ma la storia.

Che mi è cara e preziosa, ogni volta che penso al dolore, alla vecchiaia e alle possibilità infinite offerte da riso e ironia.

Info su Baubo da wikipedia

Il post appartiene anche concettualemente al progetto del nuovo blog che per ora troverete, seguendo il link,  ancora in versione non definitiva …


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Furie o Erinni [etc …] (Il bersaglio) Violenza sulle donne 5:5

Eccolo qui, il bersaglio, il cuore del problema a cui volevo arrivare.

Penso che faccia parte del mio percorso individuale,

e poi di donna in quanto tale.

1. recuperare la consapevolezza di sè, del proprio corpo, del proprio movimento, dello schema corporeo, della propria comunicazione non verbale  …

2. recuperare la propria dimensione di autotutela e autodifesa, non solo in quanto donna ma in quanto necessità “speciespecifica”, il mondo non è ovvio, nè facile, nè perfetto, nessuna legge (intelligente o peggio idiota) mi tutelerà mai sino in fondo.

3. conoscere i limiti e le distanze necessarie tra se e l’altro

4. trovare nuovi riferimenti culturali, narrativi, storici che permettano di vedere in sè stesse donne IN difesa e non donne indifese (ecco che le parche, le furie le figure mitologiche citate nel primo dei 5 post riprendono la loro collocazione … nell’essere spesso implacabili ed ineluttabili, ed entrano nell’immaginario come riferimenti anche positivi)

5. la prima difesa nasce da sè

6. quando guido in città so che sono in posizione di difesa, vigile, attenta, allertata e tranquilla, quando arrampicavo dovevo stare nello stesso stato di animo, vigile, accorta, pronta, ogni appiglio per andare avanti, ogni appiglio per salire, in relazione con ogni millimetro del mio corpo, lucida e precisa nei gesti.

7. consapevolezza, dignità, disincanto, osservazione del mondo … (non è che un modo di essere vive, forse??)

8. questo non toglie nulla al rischio della violenza e non mi toglie il ricordo di quell’unica volta lontana che un uomo ha messo le mani sul mio corpo (per poco, con più umiliazione che male, e la mia sensazione di non aver avuto una reazione che di fragilità). So che non devo vergognarmi, so che sono io per prima che non posso più permettere che succeda, so che occorre stare in – difesa.

9. “la forza non ha schieramento costante, l’acqua non ha forma costante”  Sun Tzu