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Verso l’ottomarzoduemiladodici – 8 marzo 2012 una idea di adozione … #donnexdonne
per questa data pensiamo che ogni soggetto femminile, o maschile, femminista, politico, educativo, sociale e culturale possa adottare, parlandone, scrivendone, rappresentandolo in ogni modo, sia nella realtà che sui media tradizionali e su internet UNA AZIONE, UNA PROPOSTA, UNA TEMATICA che possa poi tradursi in una azione di cambiamento. #donnexdonne
temi adottabili, pensieri
UNO ho pensato alla presenza dei comitati pro-life negli ospedali ed all’assegno del piemonte alle donne che rinunciano ad abortire. Sono assolutamente dei limiti alla indipendenza delle scelte.
DUE Sempre più convinta che l’esposizione gratuita del corpo femminile va spesso a coprire il vuoto di idee e di creatività. Potremmo proporre oltre che commissioni di controllo e segnalazione anche forme in cui si fa “rete creativa” per proporre nuovi e molteplici modelli
TRE eppoi farei un “salto” nella “famosa” educazione sessuale…credo che sarebbe utile proporre percorsi di “educazione sentimentale” nelle scuole, perchè ho poca esperienza ma qualche Consultorio l’ho attraversato e il taglio “educazione sessuale” che aveva molte cose positive (secondo me soprattutto dalla scuola media e non prima) ha avto anche come “contro” la genitalizzazione dei rapporti.
QUATTRO
uoto l’educazione sentimentale nelle scuole. Per me continua ad essere prioritario il nodo culturale. Lavorando ovviamente nel medio lungo periodo. Per quanto riguarda il presente invece mi piacerebbe tanto che il linguaggio della comunicazione fosse meno sessista e più attento e questo a partire dalla rete che frequentiamo. Almeno quelli che consideriamo nostri affini dovrebbero rendersi conto di quanto sia deleterio un atteggiamento verbale e comunicativo in generale violento nei confronti delle donne.
e altre idee che già la rete ci offre
la proposta di in genere
http://www.ingenere.it/articoli/labc-delle-d-proposte-cambiare
Dopo la grande manifestazione del 13 febbraio 2011, inGenere.it ha provato a sintetizzare le proposte sul tappeto: come e cosa vogliamo cambiare nel lavoro, nel welfare, nell’impresa, nell’economia? Quali le scelte politiche da fare? E per renderle più leggere e leggibili, le abbiamo messe giù in forma di alfabeto.
A. Assegno di maternità universale. Un importo da corrispondersi per cinque mesi a tutte le madri, indipendentemente dal fatto che siano dipendenti o autonome, stabili o precarie, che lavorino o non lavorino ancora.
B. Bilancio di genere. Che ogni amministrazione, dal governo centrale ai comuni, valuti le proprie decisioni di bilancio in un’ottica di genere, per capire se vanno ad aumentare o diminuire le disuguaglianze attuali; e che ogni amministrazione dichiari in che misura gli obbiettivi che si propone con le proprie scelte di bilancio contribuiscano alla diminuzione delle disuguaglianze di genere.
C. Congedi di paternità obbligatori, per un periodo di tempo non simbolico – da 6 a 12 settimane – nell’arco dei 4 mesi dopo il parto. Non si tratta più di aiutare le donne a conciliare casa e lavoro, ma di redistribuire il lavoro di cura tra donne e uomini.
D. Distretti family-friendly. Mettere in rete le piccole imprese per rendere più facili e meno costose le pratiche di conciliazione famiglia-lavoro, per il riequilibrio dei ruoli, per la gestione del part-time.
E. Età della pensione. Che tornino alle donne – in termini di spesa per servizi di cura e conciliazione – tutti i risparmi derivanti dall’aumento dell’età pensionabile delle donne.
F. Fisco. No al quoziente familiare, sistema che penalizza le donne che lavorano. Sì a un fisco “women friendly”, con concessione di Working Family Tax Credit alle tipologie di donne a rischio di bassi salari e di esclusione del mercato del lavoro, e fiscalità di vantaggio per le imprese che offrono servizi di cura.
G. Giovani. C’è un’intera generazione a rischio, sul mercato del lavoro. Sistema contrattuale, regole, regime fiscale e contributivo, vanno ripensati per ridurre la flessibilità “subìta” e lasciare in piedi una flessibilità positiva, utile per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro di donne e uomini.
I. Imprenditrici. Monitorare la discriminazione di genere nell’accesso al credito; sostenere le imprenditrici in maternità; “bollino rosa” negli appalti pubblici, per allargare la presenza dell’imprenditoria femminile..
L. Legge 40. Abolire la legge più restrittiva in Europa sulla procreazione assistita; rivederla in senso antiprobizionista, facendo cadere il divieto di fecondazione eterologa e i limiti e paletti che impediscono di tutelare la salute e il desiderio femminile.
M. Maternità. Eliminare i costi della maternità che restano a carico del datore di lavoro, e trasferirli a carico dell’Inps o della fiscalità generale.
N. Nidi e altri servizi. Riaprire e rifinanziare il piano straordinario 2007-2010. Allo stesso tempo vanno presi in pari considerazione tutti gli altri servizi per la cura, per toglierli dal peso della famiglia e farli entrare in una strategia nazionale dei servizi.
O. Occupazione. Una strategia di genere per uscire dalla crisi prevede: misure orientate al sostegno del lavoro femminile; un rilancio della domanda pubblica che privilegi le infrastrutture sociali; un piano dei servizi per la cura degli anziani.
P. Pendolari. Aumento delle risorse per il trasporto collettivo, per arrivare a una riduzione dei tempi di spostamento nelle città. (Quasi tutto il tempo “recuperato” dalle donne che lavorano in termini di riduzione del lavoro domestico è stato assorbito dagli spostamenti).
Q. Quote. Democrazia paritaria, economia paritaria: 50 e 50, ovunque si decide. La nuova legge elettorale non può prescindere da questo principio. La legge sulle quote di genere nei cda delle società quotate, da poco approvata, va immediatamente attuata, con miglioramenti, nelle società pubbliche e municipalizzate.
R. Ru 486. Renderla disponibile in tutte le Regioni, in tutte le Asl e in tutti le aziende ospedaliere, e affinché la terapia farmacologica venga somministrata secondo un protocollo unico nazionale che rispecchi il più possibile le evidenze e le indicazioni scientifico-mediche della comunità internazionale.
S. Stage. Abolizione degli stage gratuiti, previsione di una soglia di rimborso minima, come misura per limitare gli abusi e incentivare un maggior investimento da parte delle imprese sulla formazione di stagisti e tirocinanti.
T. Tempo pieno. Ripristinare il tempo pieno nelle scuole, ridotto dalla riforma Gelmini, ed estenderlo a tutto il territorio nazionale. E’ una proposta pedagogica di qualità per bambini e ragazzi, ed è un sostegno indiretto all’attività lavorativa dei genitori.
U. Uomini. Tutto ciò farebbe bene anche a loro.
V. Violenza. Rifinanziare i fondi antiviolenza, renderli concretamente utilizzabili per il piano nazionale elaborato dall’associazione nazionale dei centri antiviolenza. Favorire la presenza di un centro antiviolenza ogni 100 000 abitanti.
Z. Zero. Sono i fondi stanziati in bilancio dal governo italiano, dal 2010 al 2014, per il Fondo servizi infanzia. Proponiamo che questi fondi, come tutti i fondi sociali (che si sono ridotti quasi dell’80% dal 2008 al 2011), siano rifinanziati.
le dieci leggi
http://2eurox10leggi.blogspot.com/p/le-10-leggi.html
Questo è l’elenco delle richieste di legge aggiornato al 20 novembre 2011.
Si tratta di idee discusse e proposte in un’ottica di genere ma nella convinzione che questi cambiamenti possa far progredire l’intera società composta da uomini e donne. Il documento definitivo sarà pubblicato in forma anonima (comparirà solo il numero delle donne che hanno partecipato) su un grande quotidiano nazionale.
1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Introduzione del concetto di paternità obbligatoria.
2. Legge per la maternità universale. Ovvero ogni donna che sceglie di diventare madre, sia essa single, sposata, lavoratrice dipendente o precaria, deve aver diritto al sussidio di maternità.
3. Legge per la realizzazione di una reale democrazia paritaria. Una legge elettorale che, come quella campana, preveda la doppia preferenza di genere e una presenza al 50 per cento nelle liste.
4. Legge contro le dimissioni in bianco e incentivi per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni (dal part time al telelavoro). Obiettivo: la parità ovunque, anche nei salari.
5. Educazione sessuale e di identità di genere fin dalla scuola primaria. Istituzione di una Commissione che vigili sull’uso dell’immagine femminile nel mondo dei media.
6. Una legge quadro contro la violenza sessuale che comprenda dalla prevenzione alla costituzione di centri di accoglienza delle vittime, fino all’assistenza legale, la punizione e recupero di chi opera violenza. La violenza intesa in tutte le sue manifestazioni, inserendo quindi aggravanti penali contro le ingiurie a sfondo sessista compreso l’uso inappropriato e sessista dell’immagine femminile nei mass media.
7. Leggi per pianificare un sistema di strutture integrate, dai nidi alle ludoteche, che siano di aiuto ai diversi tempi delle famiglie. Che siano compresi quindi nidi e asili di varie dimensioni, aziendali, condominiali e\o di quartiere. Un sistema integrato con orari flessibili e presenza capillare nel territorio.
8. Legge che deliberi reali sostegni a tutte le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la legge sulle pensioni di reversibilità che ha danneggiato soprattutto le donne.
9. Una legge sul futuro. Provvedimenti per dare maggiore autonomia economica ai giovani e alle giovani. Regolamentare e monitorare, fino al divieto degli stage gratuiti, i contratti d’ingresso dei giovani e delle giovani troppo spesso occasione di sfruttamento..
10. Promuovere a tutti i livelli istituzionali, dai Comuni allo Stato Centrale, il Bilancio di Genere, che consente di ripartire in modo equo e più controllato le risorse a disposizione.
8 marzo 2010 … non è una festa! 8 marzo giornata internazionale della donna
L’otto marzo non è una festa; e non è la festa della donna.
E’ la giornata internazionale della donna.
Questa iniziativa parte dal basso, dialogando con alcune blogger, in rete, e sentendo che la definizione festa non ci apparteneva.
Festeggiare cosa?
Dovremmo festeggiare minori opportunità di lavoro e carriera, salari mediamente più bassi dei colleghi uomini, maggiori difficoltà di conciliazione tra lavoro e figli, maggiore precariato?
Andare a mangiare la pizza con le colleghe e vedere una decina di uomini semi-svestiti dovrebbe ricompensarci delle minori opportunità?
Suvvia l’ottomarzo è una questione seria. Una giornata importante.
Se vi ritrovate in queste riflessioni basta pubblicare, con un gesto semplice ed immediato, sul profilo FB una delle tre immagini, oppure al posto del solito avatar, sul blog, allegarla alle mail che invierete, su skype, msn, ning, sui socialnetrwok e via discorrendo.
Nient’altro. Nessun proclama. Solo un segno, un piccolo simbolo.
i credits dell’ingaggio ad una bella discussione e dell’immagine sono di smb. 🙂 grazie