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Morte dell’anoressi(c)a

Palestra. Di nuovo.

Oggi mi sparo, a palla, Caperezza nelle orecchie, via iphone.

Sotto di noi, la palestra supervetrata è al 2° piano, vedo uomini entrare uscire dalla sala scommesse.

Una botta e via, si direbbe.

Intanto io cammino e cammino.

Cammino. Per 4o minuti.

E Caparezza condivide con me le sue rabbie quotidiane, che poi sono anche le mie.

In fondo urlerei anche io se potessi.

Intanto uomini entrano ed escono dalla sala scommesse, persino quelli delle forze dell’ordine.

Parcheggiano, come capita, entrano, escono.

Poi escono due operai, giovani. Uno avrà a malapena 18 anni. Lungo e magro. Magrissimo.

Ricorda i volumi dell’anoressia, i panni gli cadono addosso, le ossa lunghe, il codino riccio.

I gesti efebici, o forse solo fragili.

Le mani sottili, disegnano gesti nell’aria. Il corpo si muove a disagio con se stesso, quasi scomodo in questi vesti troppo larghi.

Ogni tanto un gesto sembra presagire qualcosa di differente, una vitalità, la forza, l’energia. Potrebbe fare il danzatore se liberasse il corpo da qualche prigione sotterranea e interiore.

Non il muratore.

Scompare anche lui inghiottito nell’andirivienei degli scommettitori.

Lo ammetto mi ammaliano i gesto degli anoressici, forti e sottili, fragili e onnipotenti. Sino a che la malattia li rosicchia e svela il suo volto vero.

Oggi lo so. L’anoressica in me è morta, anche se guardo quasi con malinconia, le gestualità sottili e fragile, e le ostinazioni feroce, i corpo sottili e delicati.

Malinconia e lutto, di qualcosa che è andato.

Non c’è l’esclusività, non c’è la potenza, non c’è il controllo, non c’è fragilità. Come mi disse, distruggendo ogni mia velleità di sentirmi unicamente speciale, una mia insegnante di danzaterapia “siamo stati in tanti ad essere anoressici”. Come dire “rassegnati, cara, nessuna eccezionalità”.

Intanto corro sulla pedana, e la voce di Caparezza mi ricorda che il mondo è anche la fuori, spesso ottuso, insensato, piano di cose sballate e di ingiustizie.

La mia anoressia davvero è obsoleta, non serve a nulla.

Se ne festeggi la morte avvenuta nel lontano 1989.

Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari
Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere. Sono un eroe straordinario tutte le sere
Sono un eroe e te lo faccio vedere. Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere

Stipendio dimezzato o vengo licenziato
A qualunque età io sono già fuori mercato
…fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato
invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata
come calcestruzzo in una betoniera
io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso
quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera
su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari
quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari
finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini
..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini
farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe.


8 commenti

una palestrata

mi hanno (ha) convinto, è stato il lui che condivide la mia vita.

con ottime motivazioni di salute (mantenere sano il cuore), di mal di schiena ripetuti, di postura scorretta, di stimolo al fare, muovermi etc etc etc.

la forma fisica non sarebbe un problema, quella regge nonostante (età), è la mia fortuna, una muscolatura che si mantiene anche se non faccio nulla.

e poi basta fingere di non osservare pancetta e tessuti meno tonici.

ma non è sempre facile ignorarli.

il suo (di lui) è stato un calcio nel sedere, metaforico, ma utile.

così oggi ero con musica in cuffia sul tapisroulant (30 min) e immersa in 4 serie da 20 addominali, infagottata ben bene.

poi doccia bollente e  pranzo salutista.

BELLO! lo ammetto.

occorre però segnalare lo sforzo che mi sembra necesssario per continuare ad andare.

ignorare i fisici potenti e muscolosi, le donne copertina con glutei guizzanti.

accettare che i 46 anni non sono i trenta e il confronto non può reggere, soprattutto non è lecito (per me) pensare di farmi ingaggiare nella competizione forma fisica… anche se è uno dei leit motiv di una palestra.

uno dei motivi che mi impigrisce nell’idea di andare in piscina.

mi piace nuotare, e muovermi, mi piace farlo giocando e quando la misura diventa l’esposizione fisica mi impigrisco e ritiro.

il mondo che ci circonda lo pretende, pretende l’esposizione del corpo perfetto, e io ogni volta devo faticare per non farmi agganciare da questa lotta che mi fa sentire fragile, esposta al giudizio più severo (il mio) sulle imperfezioni fisiche.

detto questo mi sento tanto bene da pensare che me ne fregherò e andrò avanti così…

infine le chiacchere da palestra delle signore, in zona bagno/doccia aiutano a credere che la solidarietà femminile non esista davvero: critiche ferocissime, complimenti finti ed acidi, sbavamenti davanti al giovane palestrato … vabbè terrò le cuffie anche in doccia.