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Ballarò, la paura, la politica e del dia-logos – in breve

Laddove le varie cose non si conciliano proprio.

Cota: la paura. Ho visto la paura, quella che non riuscivo a capire, verso l’altro. Si capiva che non era vezzo politico o da arruffapopoli. L’uomo mostrava una paura, che per me resta inesplicabile verso l’alterità araba. Così eletta ad insieme indifferenziato. D’altronde la paura non differenza. Paura così forte da non vedere nemmeno più gli uomini e le donne, che Franceschini evocava nella loro tragedia umana, di migranti, di gente persa in mare, ad un passo dalla speranza o dalla morte.

La politica: è brutta e triste, soprattutto in-intelligente, soprattutto verso noi ascoltatori ed elettori, sempre due passi indietro alla nostra intelligenza. Allorquando manca la capacità di capire le domande e non si vuole rispondere in modo consono alla domanda, come se nella nostra quotidianità chiedendo ad un amico “come stai?” quello ci rispondesse che “15 anni lui fa stava bene” e non capisce come mai allora non glielo si fosse chiesto… (!!)

Così non si capisce perchè non si possa comprendere le complessità: e mi spiego se è vero che è migliorata la capacità (grazie ad una politica accorta in tal senso) di recuperare l’evasione fiscale può al contempo essere anche vero che è aumentata l’evasione da altra parte, in virtù di una crisi economica preoccupante.

L’una questione non esclude (può non escludere) l’altra.

Noi riusciamo a capire la questione.

Un politico no. Pare.

Infine resta il dia-logo impossibile, (francamente fate una gran brutta parte a vedervi, quando vi credete soddisfatti di avere avuto la battuta più pronta) si parla di scarpe e si risponde parlando di asparagi e sapone da bucato …

Nella vita normale se in famiglia ci si parlasse così qualcuno comincerebbe a prenotare un a bella vistita psichiatrica.

Abbiate pazienza signori politici, non siamo così cretini, e sappiamo apprezzare – con il voto – una buona politica capace di governare, di spiegare programmi ed idee ma anche di cogliere le proprie insufficienze, che meriteranno correttivi.

Pazientate non vi vogliamo perfetti … ma capaci di rispondere alla complessità, che noi già nel nostro piccolo conosciamo, non è facile ma possibile …

E replico, fosse mai che la cosa divenga più chiara, non siamo stupidi come ci immaginate.


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Ma chi cavolo sono questi uomini?

Stamane davanti allo specchio guardavo la mia faccia, conosciuta e rassicurante.

E pensavo.

E mi chiedevo chi siano i berlusconi, quelli piccoli piccoli, che alla mattina e davanti al loro specchio, si guardano la loro faccia, conosciuta e rassicurante … e assicurano al berlusconi major fiducia e sostegno.
Uomini di mezza eta’, come me, in fondo.

Ma dove hanno imparato che il modello berlusconi e’ quello in cui possono riconoscersi??

Da cinema e tv? Da padri e fratelli? Dal modello trucido e truzzo di un latin lover non ancora andato in soffitta? Da un 68 non capito allora e non metabolizzato oggi? Ma chi cavolo sono? Cosa pensano?
A quale parte irrisolta di se danno il consenso?

Mi vengono agli occhi le immagini dei film degli anni 60, laddove il modello culturale USA (mi) sembrava più ricco di tematiche, la frontiera, il lavoro, l’etica (lasciamo perdere i nativi americani riabilitati solo anni dopo), l’amore pudico e puritano ….Film che abbiamo visto alla televisione, mentre il cinema italiano di massa ci proponeva ben altro.

I piccoli berluscones a cosa son cresciuti? A pane e Alvaro Vitali, alla dottoressa del distretto militare, alle bonazze con la 4 di reggiseno, precursori dell’italiota classico espresso a natale, nei cinepanettoni.

Eccoli,  i piccoli ometti che apprezzano il berluscone major.

Evidentemente la “frontiera” non gli è rimasta dentro.