PONTITIBETANI

Zone Temporaneamente Autonome


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Spiriti natalizi

Ognuno si tiene il natale che si sceglie, quello da vero cinico, quello da simil cinico, quello che sbeffeggia, quello che argomenta, quello che confuta, quello che metaforizza, dissimula, decostruisce, abbatte, annulla.

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Sembra che la scelta più cool vada nella direzione dello sdrammatizzare e demitizzare qualsiasi cosa, sia esso babbo natale, l’albero, le lucette dell’albero e dei balconi, le tavole imbandite, il tovagliame, i piatti e le posate, le mode e le scelte, i regali, i biglietti, i pensieri, le frasi e i film. Tutti aspettano questa fase dell’anno, con un indefesso bisogno di alcuni di smontarla e sparigliarci le carte.

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Insomma come per i bimbi che vanno svezzati dalla magia di babbo natale, anche noi grandi ci dobbiamo ricordare che la realtà è nuda e cruda, che la crisi è tra noi e tanto per non perdere nemmeno un grammo di realismo appuntiamoci in agenda, sia voi che io che “dobbiamo morire”*.

Ma io no. Mi sento profusa di spirito natalizio (ahimè non solo a natale) e di quell’ottimismo onnipresente che mi spinge a progettare e proiettarmi in futuri possibili, e stanze intelligenti, a trovare il bello nel bello e il bello nell’umano. A godermi babbo natale per le mie figlie, e la stufa che scalda la casa, e il solstizio d’inverno che cuce insieme tradizioni, astronomia, paure, speranze, filosofie e religioni, bisogni irrazionali e anticipazioni sulla ricchezza della natura nella bella stagione.

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Posso commuovermi davanti ad un film spudoratamente pacchiano e natalizio, pieno di buoni sentimenti e lieti fini, sapendo che nelle zone temporaneamente autonome della nostra vita, piccoli momenti di lieto fine ci sono, ci sono stati e ci saranno. Istanti di gioia e allegria, attimi di luce.

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Frammenti sparsi a casaccio tra preoccupazioni, dolori, assenze e delusioni. Sapendo che vivere è vivere nell’inconsapevolezza totale di quello che potrebbe accadere, (anche di faticoso e doloroso) nella prontezza di r-accogliere qualche gioia, una emozione straniante, o la meraviglia di una mattina all’alba. Non so cosa potrò scoprire di bello e quando qualcosa mi farà felice. Quanti tracce di amore scorreranno nella mia quotidianità, o in che forma.

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Grosso modo so che ci saranno tutte. In ordine sparso. Crisi e paure, e ansie, tutto compreso, senza sconti.

Tanto basta. Buon Natale

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* “mo me lo segno”  .. non vi preoccupate! Segnatevelo anche voi.

cit: Non ci resta che piangere Ita 1985 Regia M.Troisi – R. Beningni 

  • Santissimo Savonarola quanto ci piaci a noi due! Scusa le volgarità eventuali. Santissimo, potresti lasciar vivere Vitellozzo, se puoi? Eh? Savonarola, e che è? Oh! Diamoci una calmata, eh! Oh! E che è? Qua pare che ogni cosa, ogni cosa uno non si può muovere che, questo e quello, pure per te! Oh! Noi siamo due personcine perbene, che non farebbero male nemmeno a una mosca, figuriamoci a un santone come te. Anzi, varrai più di una mosca, no?
    Noi ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto. Scusa per il paragone tra la mosca e il frate, non volevamo minimamente offendere.
    I tuoi peccatori di prima, con la faccia dove sappiamo, sempre zitti, sotto. [testo della celebre lettera al Savonarola]
  • Predicatore: Ricordati che devi morire!
    Mario: Come?
    Predicatore: Ricordati… che devi morire!
    Mario: Va bene…
    Predicatore: Ricordati che devi morire!
    Mario: Sì, sì… no… mo’ me lo segno…


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Domino

A volte la vita ricorda il domino.

Basta toccare, lentamente, con la punta di un dito prima tessera e le altre, una dopo l’altra, cominciano a cadere.

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L’esito può essere lo svelarsi di un disegno molto complesso, oppure il semplice cadere in successione, di una serie tessere. In questo secondo caso si tratta di una attività fine se stessa.


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Stonature di inizio d’anno

1.1.2011

Va proprio così, una giornata insapore e piatta come una tavola di compensato.

Tutto è un pò stonato, bizzarro nel suo restare privo di colore e dinamismo.

Le emozioni sembrano assopite, senza un perché apparente, poi mi ricordo la stessa sensazione nei giorni dell’università, dopo ogni esame.

Uno o due giorni piatti, pallidi, svuotati, asettici … Quasi più faticosi dei precedenti, affollati e caratterizzati dalla fibrillazione, pieni di parole studiate e da ricordare.

Quel vuoto, questo vuoto non si colma, nemmeno le fatiche o la stanchezza sembrano scalfirla.

 

Ma forse è così che deve essere un fine d’anno degno di nota, fermare il tempo, dare un tempo insapore e vuoto, rallentato, incolore.

Prima di cominciare a ri-dipingere l’affresco del nuovo anno.

Intanto i suggerimenti indiretti delle amiche blogger mi hanno spinto a cercare le parole chiave da tenere in conto, nei giorni a venire …

 

Scrivere.

Bellezza.

Danza.

Blog.

Misura.

Determinazione.

La mia immagine per iniziare.