PONTITIBETANI

Zone Temporaneamente Autonome


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quando fa un pò schifo

Della scoperta di vivere in una zona agricola candidata a discarica diffusa, mi turba parecchio. Mi turba anche di più pensare come molti amministratori locali, in affanno economico per i loro comuni, consorzi, si dispongano a svendere ambiente, salute, terra per un ricavo più o meno cospicuo, ma senza tenere in alcuna considerazione – nella prospettiva di lunga durata – del danno ambientale, dei rischi per la salute, dei costi futuri. E’ sempre meglio la gallina oggi, pare.

Ma il peggio è sentire che l’indignazione legittima verso i pieni regionali che ci candidano, scarico fognario italiano, per via di liquami, fanghi industriali, amianto e quisquilie varie, si sfuma e si infanga essa stessa.

Così si scopre  e si sente dire, con olimpica calma, che è brutto avere tra i rifiuti, i peggiori, quelli che son peggio dei peggiori: gli esseri umani.

Nella fattispecie i soliti capri espiatori nazionali, i rom. Che cacciati via da ovunque, da qui e da la, si avvicinano “minacciosamente” ad una terra ritenuta preziosa  … Cosa ruberanno l’amianto? In fondo la politica lo ritiene un affare d’oro. Eccoli di nuovo a difendere l’ambiente, non dagli interessi di pochi, ma dagli ultimi tra gli ultimi.

La cosa fa un pò schifo, ma il razzismo è così.

La colonna sonora del post è la stessa dell’esorcista, Tubolar bells di Mike Olfield, e questo non è un post natalizio.


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mix- appeal

Quartieri popolari e edilizia dell’immigrazione degli anni 70 nel nulla dell’hinterland milanese.

Quartieri, paraltro ben tenuti, dotati di verde e parchi giochi. Ho visto di peggio, l’assenza di verde cittadino e scatoloni pieni di vite strizzate.

Nel parchetto, alle 13,30, ci sono solo i ragazzetti delle medie e qualcuno delle superiori, giocano a palla, cazzeggiano, telefonano, fanno gli ados.

Teneri e seccati dal mondo.

Non ce ne sono due che arrivino dalla stessa fetta di mondo.

Il resto della cittadina pullula di facce straniere, vari colori, in alcuni casi abbigliamenti tradizionali e inequivocabilmente stranieri.

Ad un certo punto, non fosse per l’architettura tipica italiana, sarebbe difficile decretare dove si è,  New York, Londra,  …. mondo?

Il vecchio calzolaio c’è ancora, ma il nuovo incalza.

Speriamo che il mix si stemperi in civiltà e culture ….