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neg_azioni – epigrafe in memoria

E’ quasi un anno che una persona non c’è più, la sua vita è stata usurpata da un cancro. Una fine peggiore non riesco a figurarmela, e i dettagli non servono. Resta un dolore privato, poco esprimibile.

Ma, come accade in Italia, talvolta alla persona che diventa un “malato” non è più concesso di capire e sapere, “protocolli medici” si chiamano, che assommano una sfilza di “panzane” dette a fin di bene (?), e la verità che i familiari a volte sanno, viene pietosamente celata. Non so bene se la pietà sia per se stessi, una pietosa bugia che permette al mendico di non guardare in faccia il paziente, e per il familiare non affiancare una persona amata e dirle di prepararsi alla peggiore battaglia della vita, quella più epica, che si combatte ugualmente anche la sconfitta è probabile. O se vi sia una reale pietà e se mentire non  corrisponda ad una reale necessità per il malato, dicono che a non saperlo “si combatte meglio la malattia”. Non mi è affatto chiaro perché questa teoria funzioni per il cancro e non poniamo per la Sla.

In ogni caso questa maledetta abitudine di “tutela”, si rivela nella sua peggiore falsa pietà, e nel cinismo della peggiore ipocrisia, quando una malattia ruba la vita ad una a persona giovane e con figli piccini. Togliendo quello che come madre spero non mi venga mai negato come diritto, quello di “accompagnare” i miei figli sino all’ultimo attimo concesso(mi), spendendo parole e gesti, tracciando legami e significati, lasciando segni e “salvagenti”, che prima o poi (potendolo o volendolo) essi possano utilizzare.

Un diritto (umano e civile, per me) che a questa persona, e ai suoi figli, è stato negato.

Per me voglio tutto il diritto di accompagnare i figli nonostante la fatica e la possibile sofferenza, a trovare un senso, o quantomeno una condivisione di significati, trovare saluti e ricordi che rappresentino per loro il porto certo da cui salpare, dopo. Non voglio per loro e per me il silenzio, non le falsità, e i non detti, non le pietose bugie, non le ipocrisie. Solo una verità pungente ma liberatoria di ogni sentimento che possa scaturire.

Per questo il dolore per la scomparsa di questa persona, sembra non anestetizzarsi, o trovare pace. Circondato com’è stato ed è, da una spessa coltre di spine, i non detti, le mezze verità, le volgari finte pietà, a tal punto da essere un dolore solitario per tutti, soprattutto per i piccoli/figli, che forse avrebbero avuto lo stesso diritto del genitore alle parole e ai saluti finali. E la morte sarebbe forse stata più umana e dignitosa, accompagnata e contenitiva per tutti, anche se non meno dolorosa.

Solo una piccola consolazione, che l’accompagnamento di questa persona sia stato fatto dalla madre, che all’inizio e alla fine ha potuto consolare ed accogliere.

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Pochezze da spiaggia

Si potrebbe applicare, anche alla vita di spiaggia, la pedagogia del
“parchetto” sotto casa, come da usanza di osservazione e analisi delle bizzarrie genitoriali, ormai
innescata da alcuni colleghi.
“Ma anche no” … dice la voce, in retroguardia, nel cervello in stand by.

Eppure …. La varia umanita’ colpisce, e qualche domandina sul fine ultimo ci scappa.

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La cura a metà

Un post che non saprei dove collocare nella pluralità di blog che maneggio, dovrebbe stare in tanti posti. Nel dubbio meglio la casa madre. Qui.

Su facebook nella consolidata realtà femminil-femminsita di #donnexdonne si parlava della prevenzione della violenza sulle donne e nello specifico a seguito del crescente fenomeno degli omicidi, statisticamente e stabilmente in crescit in Italia: i “femminicidi”, da oggi chiamiamoli così.

Ma come? Si può attraverso provvedimenti legislativi, azioni politiche, rivendicazioni femminili e maschili, cambiamenti culturali in atto e che forse vanno colti e mostrati …

E poi … a me non basta. Devo potere rintracciare nella quotidianità queste esperienze, devo capire se e cosa può indicare una strada di differenza. Per quanto possa sembrare scomoda e non sia poi definitivamente o necessariamente la strada giusta. Ma le divergenze, le dissonanze, gli scarti vanno nominati per capire se rappresentano una possibilità interpretativa interssante e sufficiente. Continua a leggere