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L’università, la pedagogia e il web

Una bella giornata trascorsa in università, ad un convegno, uno dei lussi di chi ha molto tempo e ancora si dispone ad imparare per poter lavorare.

Eternamente precaria, ma nella libera professione.

Non importa, sono tornata elettrizzata come una ragazza, con i neuroni lustri e sfavillanti; e nemmeno forse importa che a 48 anni non si faccia.

E non riesco ad immaginare me stessa nelle vesti di  quelle docenti belle, ed eleganti, capaci di pensare il pensiero, di offrire stralci e squarci di pensieri che ci introducono ai mondi, al possibile, al pedagogico che è anche politico e culturale, ed etico e quotidiano; in bilico perfetto tra teoria disincarnata e prassi che si fa viva nel pensiero. Io sarò sempre una donna di pasta grezza tra pensiero che si fa corpo e corpo che si fa pensiero,  parole che si fanno bit, e pensieri in forma digitale, ma che tengono il contatto con il corpo e la sua irriducibile complessità. Confusamente. Sarò e sono anche una blogger, se sono riuscita a capire ciò che rappresenta questo nome.

E perciò esser me stessa non è grave, oggi.

Dei meriti e delle criticità più tecniche ne proverò a scrivere nei blog pedagogici (famiglia a strati e ponti e derive) ma lì, in università, io ho portato a anche la me stessa- pontitibetani blogger – “ritrovandomi” nelle parole di Claudia de Lillo, meglio nota come Elasti, e di un paio di altri esploratori del web e dei media.

Il tema era la famiglia, ma la famiglia nei media e nei social media diventa anche attraversamento, smodellizazzione, confronto, dialogo, mondi, ricostituzione di nuovi modelli,  caleidoscopio di mondi e forme, ridisegno dell’autorevolezza, passaggio culturale, autorità contestuale e non antecedente, categorie meno dense, restituzione di un nuovo luogo delle famiglia spaesata che trova nuove appartenenze, complessità, ambivalenza e co-costruzione. Tutte categorie che legittimano la necessità di capire sia lo spaesamento di tutti, che le strutture della modernità, per diventarne fruitori, utenti competenti alle scelte, non solo vittime nella dipendenza acritica o nella negazione assoluta.

Certo il mondo accademico ha esibito qualche resistenza, ma anche ed insieme ha condotto analisi e metanalisi di ampio respiro. Restituendo un incontro suggestivo tra cultura alta e cultura pop, ad occhio e croce una salto in avanti epocale.

Una necessità basilare tra chi lavora nella comunicazione e chi comunica per educare.


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C’è del pedagogico in transilvania

Dopo la serata di cui alla locandina, e attraverso alcuni dubbi emersi… ho capito che il web è ancora rappresentativo di un mondo a parte.

C’è chi ne fa un uso inconsulto e chi tema se ne faccia un uso inconsulto, c’è troppa informazione, e il dubbio che non la si sappia usate, c’è il timore che dietro lo schermo ci stiano i brutti pensieri di qualcuno. 

Tutti dubbi leciti e legittimi, peccato che proprio questi dubbi, mi ricordino quanta attenzione si debba fare anche verso certi vampiri si nascondono in real life. Ci sono le  chimere, le sirene, e i lupi travestiti da mamma capra: metafore e storie che narrano e spiegano da generazioni l’attenzione che si deve (anche) porre nell’incontro con gli altri.

Tanto quanto, nel mondo degli oggetti e nel mondo web.

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C’è rete e rete e rete

UNO
DUE
TRE

Sabato scorso ero ad una riunione per la formazione di una rete di comitati, così ho potuto osservare lo snodarsi di una serie di concetti di rete, che mi hanno incuriosito. O meglio, nessuno dei partecipanti e dei promotori ha realmente concettualizzato la sua idea di rete, ma tutti l’hanno agita, indiscutibilmente, mentre ragionavano di rete, di riunioni, di temi e di rapporti con altre reti.

La prima immagine (UNO) è assai simile quella della visione di rete che è “uscita”dalla riunione: la rete da pesca che raccoglie tutti, pesci piccoli o grandi, con un pescatore che si trascina dietro il pescato. Si rappresenta come è una struttura contenitiva e regolare, geometricamente prevedibile.

La seconda immagine (DUE) è quella della ragnatela, una struttura ancora regolare, mossa da un pensiero unitario (il ragno) i cui fili, nei loro snodi, vibrano ancora all’unisono. Anche questa immagine è pertinente allo sviluppo della riunione, c’è un coordinatore, delle teste pensanti, che tessono e tirano i fili.

Quello che invece non ho visto accadere – per ora – e’ la terza possibile rappresentazione di rete (TRE), quella che sta in analogia con il web. A me pare più probabile che la rete umana (costruenda) possa essere pensata come la rete web, dove gli snodi non sono geometricamente prevedibili, dove probabilmente si costruiscono e sviluppano, talvolta, anche indipendemente dalla volontà di coordinarla. Una rete che è più episodica, più complessa, strutturata su una pluralità di livelli e connessioni che si attivano, alle volte su un bisogno, una necessità, altre volte in modo capzioso. Una rete necessariamente più fluida, meno contenitiva, ma più snella e pronta ad attivarsi (o disperdersi in nessi poco efficaci).

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