Mia madre mi ha ricordato che con la figlia grande ho sempre spiegato tanto, sin dall’inzio, sin da quando era piccola piccola; parlandole come se “potesse capire” la parte più complessa dei liguaggio
“sai mamma va al lavoro e torna tra 3 ore e tu stai con la nonna G. e poi io torno e mangiamo la pappa”
” non ti preoccupare, io vado e poi torno, torno sempre sai, perchè sei la mia cucciolina e ha tanta voglia di vederti e stare con te”
Mi sono sempre impegnata tanto perchè il mondo attorno a lei fosse mediamente prevedibile e sicuro, o quanto meno raccontabile, dicibile. E perchè quello che la vita mette(va) nella casella “imprevisti” potesse prima o poi diventare anche “possibilità”.
Così è poi stato da parlare delle assenze lavorative del papà, (costretto lontano 5 gg della settimana), del presentificarglielo anche se era lontano, e poi da costruirle una possibile serenità nel momento brutto della nostra separazione, spiegandole ciò che poteva essere detto. Così ancor oggi e ancor oggi lei cerca di aver racconti sulle “cose” per costruirsi i suoi punti i attraversamento.
Mi sono accorta però che con la minina non lo facevo, o meglio non lo facevo così tanto, per mille ragioni. Mi sembrava che io vado fosse sufficiente, che fosse quasi capace di capire via dna, intuito, che sapesse già capire che nell’andirivieni familiare ci fosse stabilità, costanza, una sicurezza quasi endogena. Si certo, mamma c’è. Ovvio.
Ovvio si, per me. Per la grande. Per la parte di sicurezza che sento di poter offrire.
Mancava solo tutto il resto, tutto quel parlottarle a lungo nelle orecchie, dire le cose piccole, affettuose, dolci che aggiustano ogni cosa. Il dirle “si torno da te, proprio per te, e non vedo l’ora di farlo”. Così ho cominciato a farlo, anche con lei, sottovoce mentre ieri sera la mattevo a letto.
Stanotte ha dormito, nonostante il raffreddore, in modo più tranquillo. Forse è un caso, o anche no.
Ma io ho ritrovato una rotta. Anche per me.
un grazie di cuore a cindry che con il suo honest scrap mi ha fatto ricordare le rotte della delicatezza, e l’importanza di dirle e di percorrerle, e di percorrerle nominandole – e a mia mamma che ancora riesce ad essere la mia memoria e la mia coscienza.
24 settembre 2009 alle 20:03
mi sa che ho sbagliato post, di solito si commenta dal basso e così ho fatto (da vecchia rimba) sorry!
6 ottobre 2009 alle 15:54
Grazie a te, io penso sempre di dire cose inutili e di essere persa in un mondo non reale.
Tu sei per me l’altra parte, quella reale, organizzata, informata, che sa discutere di cose difficili. Ti leggo così imparo un po’.