Per l’alunna, quello dalle medie alla superiori, è un “salto”
per la prof., che lo corregge in un italiano omologato e ripulito dal “dialettismo”, diventa “passaggio”.
Un salto però è diverso da un passaggio, e non è solo una questione da accademia della Crusca. …
Se le parole raccontano il corpo e le emozioni, saltare non è … passare
26 gennaio 2012 alle 12:29
vero. Una parola non vale l’altra, e troppo spesso si corregge il linguaggio senza capire il significato. Ho dei ricordi in questo senso, di aver provato a rivendicare parole usate di proposito e corrette a sproposito, tentativi spesso non capiti, che ti portano poi ad adeguare il linguaggio, ma forse anche i significati. Comunque grazie per questo “salto”, che proprio oggi ne ho fatto uno, che ha richiesto una lunga rincorsa e no, non sarei capace di definirlo “passaggio”. (La prof. forse non ha presente i “salti” degli elettroni, che richiedono una opportuna energia…)
26 gennaio 2012 alle 14:58
Appunto ad furia di essere resi piatti si diventa piatti! buon salto a te!! 🙂