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il dna e l’innamoramento a piccole dosi …

4 commenti

Da qualche parte ho scritto della grande paura che ha accompagnato la gravidanza e i primi mesi della minina.

Oggi che mi guardo indietro, tutto sommato, contenta dell’aver preso distanza da quei giorni e da quella paura così massiccia e solida. Oggi che mi posso permettere di farmi travolgere un pò di più dalle emozioni di questa bimba piccola che cresce. Certo che la razionalità mi ha spiegato che la seconda figlia è così diversa dalla prima, che le emozioni sono più placide e tranquille, perchè l’esperienza mi ha formato, ho già passato il vaglio della prima maternità e qualcosa ho imparato. Lucidamente ammetto che questa figliolina è assai massiccia, non ha ancora avuto il benchè minimo malanno, a parte qualche fastidio per i dentini e 3 gg di lieve raffreddore; che splamati in quei cira 400 giorni di vita sono ben poca cosa. La guardo e la vedo attiva, curiosa, pronta ad apprendere, serissima, persino troppo adulta. Quasi difficile da riconoscere come bambina così piccola, e questa cosa l’ha notata anche il papà. Chissà dove vuole già andare? Ultimamente però tanta emancipazione ha, come era inevitabile, incontrato un pò di paure: l’aspirapolvere Nunu, gli ululati notturni  e lamentosi dei cani del vicinato, il buio che cala portandosi dietro la notte, i rumori improvvisi e non ancora riconosciuti e codificati.

E allora la microdonnina, ci cerca la notte, fatica a trovare il sonno, chiede coccole e presenza, abbraccia e chiede conforto, si abbandona agli abbracci: “si il mondo è bello ma fa anche un pò paura”.

E a me sembra di innamorarmi lentamente di questo piccolo essere umano, e man mano che le paure calano aumenta la tenerezza; e la sua tenacia a vivere, che mi rassicura.

Mi immagino così anche le mamme che hanno un bimbo nato in situazione di difficoltà, e al lungo lavoro che hanno fatto per fare passare la paura, ogni sorriso è un passo in più, ogni tappa allontana dalla grande paura, ogni giorno è più stabile e sicuro, e l’affetto rientra in circolo in modo più libero e vivace, scorre e riempie le giornate.

A me è bastata una villocentesi e un incontro dal genetista per rendere più fragile e spaventato l’affetto per la piccola, davvero un piccolo trauma (se comparato a situazioni ben più serie) che ha dovuto venire riparato, compreso, perdonato (forse).  Alle volte si dà così per scontata la diagnosi prenatale, e nessuno mai ti insegna che cosa va ad interrompere e spezzare, nessuno di racconta una storia per dirti che poi tutto passa e si sistema.

E tu ti “godi” un anno di silenzio, finchè ti rendi conto che sotto la cenere della paura covava l’amore per una microscopica donnina mignon.

Insomma per ampliare un pò il discorso un pò di prevenzione non guasterebbe, la medicina è spesso “buona e giusta” ma andrebbe condita con un pò più di parole, attenzioni, pensiero, momenti di scambio e confronto, noi siamo anche fatti di mente non solo di corpo …IMG_0235

4 thoughts on “il dna e l’innamoramento a piccole dosi …

  1. goditi la microdonna con mente e corpo ! La miapiù grande ha quasi 14 anni e credimi un po’ già mi sfugge!

  2. lo so, la undicenne figlia grande già comincia … fortunatemente l’inzio della scuola media ha riportato indietro l’orologio delle coccole… ma durerà ancora poco. ma la piccola ancora per un bel pò è da spupazzare :-)))

  3. Carissima, condivido pienamente il tuo profondo pensiero. La diagnosi prenatale è un’arma a doppio taglio, se da una parte sembra fugare ansie e paure, dall’altra mette a rischio i nostri figli dalla smania di perfezionismo. Mi colpisce tantissimo il dato di alcuni studi fatti su bambini i quali genitori durante la gravidanza avevano fatto le amniocentesi allo scopo di trovare eventuali malformazioni da “risolvere” eventualmente con l’aborto terapeutico. In età prescolare, questi piccoli presentavano disturbi da ansia denominati “survivor syndrome”, praticamente la stessa sindrome che ha colpito di superstiti della guerra in Vietnam. Quindi i piccoli, nel grembo materno, avevano subito i danni della “interruzione di amore” che la mamma aveva messo in atto durante l’attesa del referto della amniocentesi. Come a dire: “aspetta che smetto di amarti un attimo, così mi preparo eventualmente a toglierti di mezzo. E non appena saprò che sei sano, ricomincio ad amarti e sentirti mio”. Peccato però che i nostri cuccioli abbiano registrato tutto… Un abbraccio, visita il nostro sito, se vuoi.
    Sabrina

  4. deve essere il periodo delle risspote che non possono chiudersi brevemente. sabrina metti a tema un qualcosa che non avevo previsto di trattare.
    sull’aborto ho una visione laica che è difficile trattare qui, perchè prevederebbe di allargare il discorso alla sessualità, alla contraccezione, alla politica, alla religione e alla bioetica. per cui non lo tratterò, magari, in futuro, non so …
    io non so a sufficienza di questi studi sulla diagnosi prenatale, ho la mia esperienza empirica, che è prima dettata dal disagio di sentire violato lo spazio del mio corpo, la paura dell’inconosciuto, ho l’esperienza empirica di 20 anni di lavoro a contatto con la disabilità con le riuscite e i fallimenti familiari nell’accetazione di questo problema, e so che la ferite possono essere ricucite.

    la ferita che può essere mia e/o della mini viene curata anche dalla possibilità di essere detta. e di qui viene il mio appello e auspiscio (certo inascoltato per ovvi motivi pratici, sono una blogger non una giornalista o una ginecologa , insomma il mio bacino di ascolto è minimo)..

    per certo posso dire che da parte mia non c’è stata interruzione di amore, o sospensione, ma anzi paura della perdita di qualcuno che già amavo, (ho già una figlia grande e so cosa smuove la maternità).
    è successo altro, una grande paura di perdere quel minuscolo essere di cui già conoscevo la presenza per le nausee etc etc .. non ho nessuna retorica della maternità da portare ma un bisogno, come donna e madre, ma anche come persona potenzialmente curabile nel poter affrontare differentemente l’incontro con la medicina, con i suoi non detti e con le sue incongruenze…

    vista la mia età e la conoscoscenza di molte tipologie di disabilità sapevo il rischio che correvo, sapevo che mi sarei dovuta trovare a riflettere sul tema dell’aborto, da sola e con il mio compagno.
    e in ogni caso la ricerca di un figlio perfetto non è nelle mie corde, d’altronde non credo vi siano genitori che si augurano un figlio malato, disabile o che … ogni genitore si deve confrontare con l’imperfezione dei propri figli, che non sono mai uguali a ciò che pensiamo di loro.
    ma rinunciare ad un figlio, conoscendo donne e famiglie che lo hanno fatto, non è mai un esercizio di piacere … ma un dolore e una fatica profonde.
    ho anche in mente famiglie distrutte nella mente e nel fisico per l’incapacità di convivere con (l’idea e i problemi) di figlio disabile. difficile dire cosa è meglio o peggio.
    almeno per me.

    ma resta per me la necessità di narrare la storia che ricuce la paura e restituisce un innnamoramento lento e progressivo per mia figlia piccola …

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